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LA DEMOCRAZIA: UN BENE  A RISCHIO CHE ARRIVA DA LONTANO

 

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"Qui ad Atene noi facciamo così…”:queste sono le prime parole che Tucidide fa pronunciare al saggio e illuminato Pericle nel celebre discorso rivolto agli Ateniesi, quando si era data sepoltura ai caduti del primo anno della guerra del Peloponneso.

Il grande statista sprona i suoi concittadini a non demordere in quello che si annuncia un conflitto epocale, e lo fa elogiando una cosa che solo Atene ha :non parla di territori conquistati, né di ricchezze, né di eserciti…Parla, Pericle, di democrazia.

Tanti uomini di stato si erano avvicendati nei secoli ,cercando di garantire ad Atene non solo la stabilità politica, ma anche, se non soprattutto, una costituzione non oligarchica, tale che si confacesse al poliedrico e libero spirito ionico: a tal proposito, meritano una menzione particolare Solone e Clistene, perché, più di tutti, si spesero per far sì che una fetta il più possibile ampia di cittadinanza partecipasse alla cosa pubblica.

Ma qual è il motivo di tanto ardore? E, soprattutto, perché doveva essere il popolo a scegliere e non una ristretta cerchia? Perché dovevano vigere equità e giustizia, e questo gli Ateniesi lo avevano compreso molto presto.

Già dalle prime battute del discorso, laddove Pericle dice che l’ordine politico ateniese non si modella sulle costituzioni straniere, notiamo una fierezza ardente; tuttavia, il passaggio più interessante è, per noi, il seguente: “si costituisce una scala di valori fondata sulla stima che ciascuno sa suscitarsi intorno, per cui, eccellendo in un determinato campo, può conseguire un incarico politico in virtù delle capacità reali…”.Nel linguaggio comune possiamo riassumere tutto ciò col termine “meritocrazia”, un concetto violentato dai demagoghi contemporanei, un principio assente quasi del tutto nella nostra società. I meriti del singolo risultano spesso inutili, le capacità ancor di più, e si scala la “piramide” grazie al rango di appartenenza o alle cosiddette “raccomandazioni”: è evidente che, quando la meritocrazia rimane nell’ombra, un’ombra terribile grava sulla democrazia.

Andando avanti nei secoli, ci siamo senz’altro evoluti, ma non siamo cresciuti dentro, sembriamo più Ateniesi che Spartani. Dovremmo essere spinti alla riflessione pensando a quanto sangue è stato versato per gli ideali democratici: dalla rivoluzione francese, poi sfociata nel mero imperialismo napoleonico, alle insurrezioni ed alle guerre del Risorgimento, alle lotte partigiane contro il cancro dei totalitarismi del Novecento.

I nostri antenati hanno lottato perché, forse, sentivano bruciare dentro quella fierezza ateniese, e hanno scavato nella storia per riportarla alla luce, perla di inestimabile valore; noi, purtroppo, stiamo crescendo in una società ipocrita e contraddittoria, dove la massa prevale sulle menti pensanti, schiacciandole inesorabilmente, dove, per raggiungere i vertici, spesso è sufficiente essere scaltri e opportunisti.

Forse Pericle non esiterebbe a versare lacrime amare, se vedesse la folle e falsa evoluzione della Democrazia.

ANDREA DIODATI, III B EU

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