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Attualità

COSTRUIRE PONTI CON FLIP

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Hi, everyone!

I’d like to share this amazing thing we did in our class of English with our teacher Catia Mele at Liceo Classico B. Telesio in Cosenza, Italy this year. It is called Flip, and let me tell you, it’s been a game-changer!

So, Flip is this app that our teacher introduced to us, and it connects us with students from all over the world. It’s like having a virtual classroom where we can interact with students from different schools and  cultures. How cool is that?

IL RUOLO FONDAMENTALE DEGLI INSEGNANTI  PER RIDARE NUOVA LUCE ALLA SCUOLA.

insegnante

Il giornalista Massimo Gramellini qualche tempo fa ha  pubblicato per il Corriere della sera un articolo dal titolo “La scuola dell’ansia”, in cui analizzava i motivi che causano l’abbandono prematuro dei licei da parte di decine di ragazzi, come nel caso del Liceo Berchet, uno dei più importanti licei di Milano, che l’anno scorso ha visto il ritiro di 56 studenti. 

Per comprendere il fenomeno ha confrontato la percezione della scuola in passato con quella dei giovani di oggi. In passato, gli studenti e i genitori partivano dal presupposto che il professore avesse sempre ragione. Se qualcosa andava storto e si prendeva un voto basso, la colpa ricadeva sullo studente e lui risolveva il problema “da uomo” immergendo più profondamente la testa tra le pagine dei libri. Invece, se oggi si prende un voto negativo,  si tende ad attribuire la colpa al professore perché troppo severo, incapace di capire a quanto stress si è sottoposti ogni giorno. Quest’ansia era ignota ai tempi di Gramellini e, secondo lui, la causa si trova nei Social media. Con l’avvento dell’era dei telefonini digitali si è costantemente sottoposti a dei giudizi spesso cattivi e, per evitarli, ci si conforma alla massa. Se non si possiede un account Instagram, non si postano frequentemente foto e storie, si viene presi di mira ed etichettati come asociali. 

Anche nel contesto scolastico si respira molta ansia perché, mostrando personalità, studiando e non conformandosi alla massa, si viene allontanati dal gruppo. Vedo miei coetanei che provano a schivare simultaneamente il giudizio di compagni, genitori e professori erigendo così tanti muri difensivi introno a sé da rinchiudersi in una prigione soffocante, generatrice di ansie. Per uscirne, la strada più semplice è fuggire dallo studio e dalle responsabilità. Così, o si diventa disinteressati delle ore scolastiche, spesso assumendo atteggiamenti spavaldi  o si esasperano le difficoltà della scuola.

È chiaro che noi viviamo, parafrasando San Bernardo, in una “notte della scuola”, dove l’abbassamento della qualità dell’istruzione appare come l’unica soluzione per abbattere la scuola dell’ansia, ma questo non deve avvenire.

Per riportare la luce è necessario l’intervento degli insegnanti che, trasmettendo l’amore per lo studio, rendano i giovani consapevoli della bellezza della natura, della scoperta di sé, della vita e così non ci sarà più motivo per provare ansia per la scuola. Bisogna che creino un ambiente accogliente e spensierato nelle aule per entrare nei cuori dei ragazzi e aprire loro la mente.

Tuttavia, siamo molto lontani da questa realtà. Il filosofo Umberto Galimberti crede che oggi un ragazzo debba ritenersi fortunato se ha un professore su nove carismatico, capace di appassionare alla sua materia. E da quello che vedo oggi nel mio liceo e non solo, mi rendo conto che ha ragione: troppi sono i professori disinteressati della formazione dei giovani, che propongono lezioni noiose e spersonalizzate rendendo le proprie lezioni alla stregua di un’attesa dal dentista. Si sono arresi davanti alla notte della scuola e hanno perso la voglia di educare i ragazzi invogliandoli a essere curiosi.

Non ci si deve arrendere, la scuola dell’ansia può e deve svanire. Basta che i professori imparino a trasmettere l’amore per lo studio e capiscano la propria importanza nella formazione delle future generazioni.

Ci sono molti personaggi a cui possono ispirarsi come, ad esempio, Socrate e Don Milani. Il primo è stato un filosofo greco che, tramite il dialogo interpersonale, invogliava i suoi allievi a cercare sé stessi ed essere curiosi perché, come diceva lui, una vita senza curiosità non è vita umana. Così i professori potrebbero introdurre più dialogo nelle aule, invece di rimanere incollati a programmi e libri scolastici. 

Don Milani era un prete che voleva salvare le persone più povere dalla gabbia dell’ignoranza. Era solito dire che la scuola servisse a due cose: esprimere il proprio pensiero e amare il mondo.

Seguendo questi esempi i professori ci salveranno dalla scuola dell’ansia, riporteranno la luce e abbatteranno le soffocanti celle in cui oggi si trovano molti ragazzi.

Francesco Palma, III E

PER NON DIMENTICARE.

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E’ il nèfesh ad abbandonare

un uomo che muore

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