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“Chi considera bene, non può negare che nelle cose umane la fortuna ha grandissima potestà ...". Così inizia uno dei passi dei "Ricordi" di Guicciardini, in cui è appunto la fortuna ad occupare il posto principale, e non ci si riferisce solo al testo, bensì alla vita dell'uomo, una fortuna in grado di cambiare e controllare gli eventi, anche e soprattutto non per volontà umana. Guicciardini concepisce proprio in tale maniera questa "grande potenza", una concezione che lo accompagna nel suo vivere la realtà che lo circonda e quindi anche nel suo scrivere.L' autore continua affermando, nel suo ricordo (n. 30) , che ogni uomo, secondo lui, ricava dei vantaggi in base ai casi che avvengono, che non possono essere né previsti e né evitati.

"...e benché lo accorgimento e sollecitudine degli uomini possa moderare molte cose, non di meno sola non basta, ma gli bisogna ancora la buona fortuna".

Concluso il ricordo, si può ben capire il punto di vista dell'autore, che però è ben diverso rispetto ad un altro scrittore del suo tempo, Machiavelli. Per quest'ultimo, invece, la fortuna è qualcosa che può essere combattuta e dominata dall'uomo grazie ai suoi valori e ai suoi saperi.

E ciò può essere chiaro già dal fatto che essi hanno un differente modo di vedere la realtà e la storia. Machiavelli è considerato un uomo razionale, proprio perché, riflettendo, trova nella storia, nelle leggi e negli eventi passati una "chiave" per aprire le giuste "porte". 

Delle porte che conducono nelle "stanze" del pensiero, in grado di affrontare in modo corretto la realtà. Proprio per questo Machiavelli considera la storia "maestra di vita" e giunge alla conclusione che le cose passate sono sempre applicabili e che quindi ne deriva una specie di prevedibilità degli eventi.

Guicciardini pensa, invece, che nella storia non si debbano cogliere modelli assoluti per cercare di controllare gli eventi, poiché la realtà che lo circonda, assai irrazionale e frammentata, rende l'uomo fragile e quindi, pur inclinato al bene, più soggetto al male.

E' proprio questa fragilità che rende l'individuo vulnerabile al caso, a cui molte volte ci si affida; in altre, ci si lascia sopraffare.

Si può dire, però, che questa "debolezza" è tutt'ora presente in ognuno di noi, com'è presente anche una realtà frammentata che ci rende incerti e spesso alla ricerca di un punto di riferimento come appiglio per andare avanti.

Ecco che si ricorre alla fortuna, alla casualità degli eventi.

Si spera in un qualcosa di imprevedibile che possa modificare i fatti, renderli migliori, magari anche risolverli.

Molti si lasciano trasportare daun'invisibile corrente di speranza e c'è chi vive alla ricerca ossessiva della fortuna.

Per quanto il passato possa aiutare a capire eventi presenti e per quanto vi siano modelli da seguire, non sempre essi sono necessari.

La fortuna aiuta e vi sono alcune circostanze che, davvero, possono risultare essenziali, ma probabilmente non tutto avviene per caso. 

Magari c'è un senso a tutto e la fortuna è solo una semplice parola che nasconde l'incapacità di riuscire a dare una spiegazione alla causalità delle cose, o magari è il contrario.

Non si può dire con sicurezza, ognuno ha diversi modi di interpretare tutto ciò che gli accade e la vita stessa. C'è chi, troppo razionale, tende  a catalogare tutto sotto precisi aspetti, parole, significati e ad analizzare tutto come se fosse continuamente sotto esame.

Poi, invece, c'è anche chi si lascia trasportare dolcemente dagli eventi, c'è chi pensa che il caso non esiste e che non per forza si deve trovare un senso a tutto, che è meglio godersi la vita attimo per attimo e non pensare a ciò che verrà, non sperare in modo ossessivo nella fortunama vivere giorno per giorno ed essere felici delle piccole cose imprevedibili che possono accadere in ogni istante, basta non fossilizzarsi troppo, perché c'è anche chi crede che se qualcosa deve accadere, accade, a prescindere che sia nel bene o nel male. Semplicemente, c'è chi vive la vita "qui" e "ora".

                                                                                            Nicole Sconza, IVA Liceo Classico Europeo

Articolo inviato dalla Prof.ssa Sabrina Borchetta

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