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thule

  Distesa qui, sull’erba cosi fresca e profumata che ti colora di verde i vestiti, ma anche l’anima, contemplo il colorato, incontaminato posto in cui mi trovo. Gli alberi sono alti, altissimi soprattutto visti dal basso, sono cosi rigogliosi e forti, emanano un profumo che entra in te e non ti lascia più.

Il fruscio del vento tra i rami è la ninna nanna più bella che ognuno di noi possa desiderare, a cui si aggiunge il cinguettio degli innumerevoli uccelli qui presenti, tra i quali ci sono anche piccoli appena nati che, cinguettando, cercano di chiamare la propria madre, come io cerco l’anima di mia nonna tra i grandi alberi di questo posto cosi paradisiaco. Anche i picchiettii sul tronco di un albero, prodotti da un picchio dal becco nero e ricoperto da piume nere e bianche e, sulla coda, rosso acceso, il cicalio delle cicale e il gracchiare delle rane contribuiscono a creare una fantastica sinfonia che mi fa viaggiare con la mente. Con questo sottofondo continuo ad osservare il cielo cosi limpido in questa afosa giornata, guardo questo azzurro cosi intenso che mi offusca la vista, ma è una cosi bella sensazione! L’erba per il vento mi solletica il viso, mi alzo e mi siedo con le gambe incrociate, e penso, penso che amo stare qui per tanti motivi: il più importante tra questi è che qui venivo con mia nonna, rimanevamo stese tra l’erba per ore e cantavamo, parlavamo, ridevamo e restavamo anche in silenzio per ore senza dir niente, con la mia testa sul suo ventre, e lei mi accarezzava i capelli. 

Dopo esser uscita da questo fantastico ricordo, mi alzo in piedi, tolgo le scarpe e con i piedi nudi inizio a camminare per il bosco. Sfioro la corteccia di questi alberi centenari che somigliano alla pelle rugosa che aveva nonna e mi scende una lacrima pensando a lei. Oltrepasso il sottobosco e sembra di camminare su di una nuvola, arrivo nella distesa di margherite e viole dove venivo sempre con nonna a cantare e a raccogliere mazzolini di questi fiori cosi profumati e, proprio come allora, mi sento felice e senza pensieri e per un momento ho la sensazione che nonna sia di nuovo qui accanto a me, cosi intono la canzone che sempre cantavo con lei, e sento l’allegria e la malinconia assalirmi nello stesso momento e continuo a cantare, per lei, per il mio angelo lassù. Quando saltando e cantando, arrivo al punto in cui la canzone recita: “ Poi un giorno mi prese il treno, l’erba, il prato e quello che era mio, scomparivano piano piano e piangendo parlai con Dio”, immagino mia nonna prendere questo treno verso il Paradiso, e col naso incollato al finestrino come una bimba, abbandonare fisicamente me e il nostro posto. Mentre canto scopro che la natura è il miglior palcoscenico che ci sia e che gli animali e le piante sono i miglior spettatori; infatti raccogliendo un fiore e sistemandomelo tra i capelli vedo una farfalla super variopinta, metto due dita “a mo’ di sgabello” e lei vi si posa sopra; guardandola da vicino, rifletto sulla vita di una farfalla che è cosi breve ma anche cosi intensa, penso di voler essere come lei, cosi libera, cosi leggera, cosi piena di vita  e la osservo volare via nell’immenso cielo. 

Nello stesso momento in cui la farfalla spicca il volo, un piccolo coniglietto spunta da dietro un albero, voglio prenderlo, cosi lo inseguo per un po’, ma infine riesco ad acchiapparlo. È cosi soffice, sembra il peluche che mi ha regalato nonna quando ero piccola e che ora stringo quando sono triste. Questo posto è la mia cura, il luogo più bello che esista, questa è casa mia, è dove mia nonna ancora vive e  dove io posso ancora parlarle, è il posto in cui sono me stessa al cento per cento perché qui nessuno può giudicarmi, è il mio posto felice, è come una seconda casa. Stare qui mi fa sprizzare gioia da ogni poro e mi fa dimenticare tutte le brutte le situazioni, le brutte esperienze, le brutte persone e la cattiveria del mondo in cui vivo. Vorrei stare sempre qui, “a casa mia”,  perché casa è dove vuoi sempre tornare.   

                                                                                                                            Beatrice Palazzo, II B

Componimento inviato dalla Prof.ssa Antonella Ventura