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 “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi ma mai nessuna di esse potrà porne uno.”

Progetto Acea 2.0

Stiamo assistendo, negli ultimi anni, a un processo di vera e propria meccanizzazione della vita, tale da superare i livelli raggiunti in passato, nelle grandi rivoluzioni industriali, e di questo i più importanti scienziati, come Albert Einstein (di cui abbiamo riportato in apertura una celebre citazione), si sono accorti subito.

La scienza cammina affianco alla tecnologia e l’una non può fare a meno dell’altra; ogni giorno si compiono migliaia di sperimentazioni, in tutto il mondo, e in ciascuno dei campi di ricerca vengono raggiunti risultati al limite del possibile. Tutto è partito, e parte, dalla automatizzazione di semplici movimenti e azioni che possono essere compiuti autonomamente dalle macchine stesse. Ma quali macchine? Dagli oggetti più semplici agli apparati più complessi, il nostro tenore di vita si sta gradualmente uniformando a quello degli apparecchi, per la maggior parte elettrici ed elettronici, a cui siamo disposti a donare una parte del nostro tempo e della nostra libertà.

All’interno della nostra scuola si svolge un’attività mirata proprio alla conoscenza e all’approfondimento di questi dispositivi, dei congegni che un giorno ci assisteranno ventiquattr’ore su ventiquattro, che ci accompagneranno ovunque, pur rimanendo in casa, e che metteremo addosso senza distinguerli dai comuni oggetti a cui siamo abituati; della cibernetica, dunque, e della sua occupazione nella robotica. Che si tratti di brevi tragitti da percorrere in poco tempo, o di complesse attività intelligenti da eseguire, lo sviluppo tecnologico sta facendo passi da gigante, e, nel nostro piccolo, ce ne possiamo accorgere dall’evoluzione del linguaggio di programmazione, dall’impiego di strutture più compatte e stabili e dalla diminuzione dei tempi di reazione agli impulsi e di esecuzione dei movimenti. Le fasi di programmazione richiedono ovviamente tempo e risorse, e le conoscenze e competenze richieste per poter mettere assieme l’ossatura assemblata secondo specifiche esigenze strutturali non vanno sottovalutate.

Ogni automa che si voglia realizzare necessita di particolari sensori, in grado di percepire ogni tipo di stimolo esterno, e di altrettanto efficienti attuatori, capaci di eseguire i comandi dettati dalla programmazione. È così che ci si prepara in vista delle competizioni territoriali: non solo calibrando e collegando. Le più grandi soddisfazioni in questo ambito si ottengono infatti con la consapevolezza di aver unito menti e mani all’interno di un team polifunzionale, una squadra in cui ognuno ha il suo ruolo e, proprio come all’interno di un organismo, di un apparato meccanico, il malfunzionamento di anche uno solo degli ingranaggi, compromette l’intero piano di lavoro.

Questo gli scienziati e gli ingegneri più esperti lo sanno bene, e, proprio avvalendosi di team composti da più periti, riescono a procedere nei settori della sperimentazione medico-biologica, tecnologica e tecnica. Le case, i luoghi di lavoro, le scuole e gli ospedali ormai sono invasi da apparecchiature automatiche e strumenti elettronici, utili –se non addirittura necessari- per lo svolgimento di normali attività di routine, che, automatizzate, offrono un enorme guadagno di tempo e, di contro, meno sforzi. La digitalizzazione poi è un’ulteriore branca di questa grande disciplina che è ormai la tecnologia. Comunichiamo in maniera diretta e sempre più semplice con i dispositivi a nostra disposizione, e secondo istruzioni e comandi alla portata di tutti. Basti pensare alla innumerevole quantità di operazioni che al giorno d’oggi possiamo svolgere direttamente da casa, resa possibile, negli ultimi anni, grazie al notevole sviluppo della domotica assistenziale e alla possibilità di personalizzare le automazioni secondo specifiche esigenze. Che si tratti del semplice controllo degli accessi nelle abitazioni o nei luoghi di lavoro mediante cancelli e allarmi antintrusione, oppure che si tratti di controllo remoto delle apparecchiature domestiche, gli ambienti tecnologicamente avanzati sono ovunque e offrono tantissimi benefici e facilitazioni agli utenti connessi. Il fenomeno in questione è quello delle case intelligenti: una smart home è il diretto prodotto della domotica, quell’area della scienza e dell’applicazione tecnologica volta a migliorare la qualità della vita a partire dalle basi della nostra quotidianità, richiedendo l’apporto, tra le varie professionalità, di ingegneria energetica, architettura, elettronica e informatica.

L’educazione allo studio e al corretto utilizzo di queste macchine e strumentazioni è già in atto nelle scuole, e ne fanno largamente uso hotels e strutture ospedaliere in tutto il mondo. I software di gestione non sono tanto diversi da quelli utilizzati per la programmazione di un robot destinato a sfidarne altri nelle competizioni tra scuole e istituti, e diventano progressivamente accessibili e alla portata di tutti gli utenti, anche disabili e anziani. Un progetto ambizioso, quindi, quello di far entrare nelle case di tutti la scienza, nella sua diretta occupazione, ma che, negli ultimi tempi, sta riscontrando notevoli risultati e raggiungendo successi incredibili. Rimane, in ultima analisi, opinione comune che la collaborazione totale tra uomo e macchina avverrà quando si sarà disposti a partecipare al progresso insieme, e contribuire quindi al miglioramento delle condizioni di vita di tutti, e non di pochi. Più di tutte, si rivela dunque appropriata la frase del noto imprenditore statunitense, Henry Ford, il quale si espresse al riguardo, dicendo: “C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”.

ROBERTO BELLELLI, classe V A

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