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Parini, Alfieri e Foscolo: tre modi diversi di affermare l'uguaglianza

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Con lo studio e la riflessione sul vissuto e sulle opere dei grandi Parini, Alfieri e Foscolo ho avuto modo di osservare tratti capaci di attirare la mia attenzione. Ovviamente ognuno è caratterizzato dal proprio animo, dalla propria poetica e ideologia, ma ho potuto rilevare come, per quanto differenti nello spirito, uno fosse l’elemento che li accomunasse: la ricerca di giustizia e uguaglianza. 

Sia Giuseppe Parini, sia Vittorio Alfieri, sia Ugo Foscolo divengono voce di una minoranza e difensori del diritto e della cultura: uno con una poesia utile e civile, uno con una poesia più irrequieta e senza censure, un altro con una poesia in continua evoluzione e ricerca della verità. Oggi assistiamo ad eventi e diffusione di notizie di leader popolari che muovono accuse ai poteri forti e corrotti e forniscono promesse per il ceto sociale meno abbiente, ma tutto ciò per un proprio tornaconto personale, per il raggiungimento di quella stessa avidità e potere di cui prima erano oppositori. 

Ciò provoca nel popolo un atteggiamento di totale eclissi nei confronti della propria realtà sociale e culturale, facendo divenire i cittadini degli esseri egoisti, che si preoccupano solo di se stessi, calpestando anche il diritto altrui (teoria dell’uomo-lupo di Thomas Hobbes), rifiutando anche la speranza, non per forza di un’opportunità spirituale, ma di un’opportunità “dell’oltre”. 

Spesso si diceva e si dice tuttora: “Con il tempo miglioreremo!”; purtroppo sembra che, invece di evolverci, ci involviamo. Avanziamo a passo svelto verso ciò che ci sembra più giusto, ma non verso ciò che realmente lo è. 

Se dessimo uno sguardo al passato, ai filosofi e ai poeti, noteremmo che essi hanno serbato maggior coraggio e volontà della società odierna nel garantire la giustizia della minoranza. Oggi si va avanti a campagne di proteste e interviste televisive, con il fine di acquistare notorietà, ma solamente autori come Parini, Alfieri e Foscolo hanno avuto realmente il coraggio di sfidare l’autorità, rischiando la propria reputazione e la propria incolumità per il diritto e la salvaguardia fisico-emotiva dei propri cittadini. Parini denuncia, sia a volto aperto, sia nelle sue opere, quale sia l’inutile operato compiuto dalla nobile classe sociale, che ostenta la propria ricchezza per il solo soddisfacimento dei propri istinti futili ed edonistici. Egli denuncia con il fine di riservare rispetto, cura e dignità per coloro i quali siano meno fortunati a livello economico e sociale. 

Alfieri, dal canto suo, attacca il dispotismo e la tirannide, riconoscendo l’inutilità del sovrano, che vuole troppo e che viene mosso, non dal “forte sentire” del suo animo, per reagire alle ingiustizie del suo tempo, ma dall’inestinguibile ingordigia di potere e fama … Praticamente lo spaccato di ciò che tutt’oggi è profondamente radicato nel governo mondiale. Una protezione dell’individuo, in termini più sensibili e intimi, è proposta da Ugo Foscolo che, con la sua poesia intrisa di ricerca di speranza, se pur non esplicitamente proposta, così da non destare dubbio e indisposizione nei lettori illuministici, propone una società che possa trovare la pace anche nella più triste condizione universale … la morte! L’uomo, seppur appartenente a una “selva di belve”, può trovare conversione nell’humanitas, nel bello ed eternità nell’illacrimata sepoltura, mettendo pace nel suo cuore e nel suo animo, ponendo il suo sguardo verso l’eterno.

                                                                    Alessandro Francesco Cersosimo

                                                                                  IV A Quadriennale

Articolo proposto dal Prof. Flavio Nimpo

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