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IL FASCINO INTRAMONTABILE DELLA FIGLIA DI ALCINOO

nausicaa

In una società prepotentemente maschilista come quella greca, Omero, nell’Odissea più che nell’Iliade, ci dona figure femminili che, oltre alla loro spiazzante bellezza, sono personaggi complessi e menti pensanti: Nausicaa è una tra questi. 

Ella, oltre ad essere, come ci dice il Perrotta, uno dei personaggi più importanti della poesia mondiale, è anche considerata una figura fondamentale all’interno dell’Odissea, essendo la figlia di Alcinoo, re dei Feaci, il quale fornirà ad Odisseo la nave per il suo ritorno ad Itaca. Questa splendida fanciulla appare una vergine pura, bella, ed il grande Omero ci fa notare come Nausicaa segua in modo impeccabile le sacre regole dell’ospitalità, anche davanti ad uno straniero orribile a vedersi... Quando, infatti, Odisseo arriva nella terra dei Feaci, sporco di salsedine e di aspetto spaventoso, la principessa è con le ancelle, le quali, alla vista del naufrago, scappano impaurite; Nausicaa, invece, gli si avvicina senza timore, guidata dalla curiosità. Ella è il primo sorriso dopo tanti dolori per l’eroe acheo. L’incontro dei personaggi dà luce a una forte contrapposizione tra i due: l’esperienza e la saggezza del “vecchio” Odisseo e la spontaneità e inesperienza della giovanissima principessa, due persone apparentemente inconciliabili, ma destinate a un legame immortale. In questa parte del poema sono evidenti l’abilità oratoria e l’astuzia di Odisseo che, vedendo Nausicaa e sapendo di non essere presentabile, sfrutta le sue capacità oratorie, usando adulazioni delicate ed appropriate alla situazione. Egli mette in atto quella che si può definire una “captatio benevolentiae”, facente parte di una struttura ad anello, per catturare l’attenzione della figlia di Alcinoo: prima la paragona ad Artemide, scelta non casuale sapendo che la dea era la protettrice delle nozze, e come tale, legata ai riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta; dopo fa riferimento al suo futuro marito, per poi raccontarle le sue ultime disavventure, chiedendole aiuto; infine, accenna di nuovo al tema iniziale del matrimonio. La paragona perfino ad una palma per la sua figura slanciata, ad un virgulto di palma, proprio per mettere in risalto la sua bellezza di fanciulla non pienamente adulta. L’arrivo di Odisseo è un tuffo al cuore per la giovane, la quale crede di vedersi davanti l’uomo che la porterà all’altare, grazie soprattutto ad Atena, la quale le era apparsa precedentemente in sogno per esortarla a recarsi al fiume a lavare gli abiti nuziali, facendo così in modo che avvenisse il loro fiabesco incontro (episodio in antitesi con l’incontro con Polifemo). Il suo è un amore platonico, puro, discreto, tipico della sua età e, come ben presto capirà, impossibile. La sua persona è aggraziata, delicata, dunque la sua sensibilità, in un mondo così brutale come quello descritto nei poemi omerici, risuona potente nelle pagine dell’opera, donandoci un attimo di soave letizia prima del tumultuoso racconto delle peripezie di Odisseo. Ella viene anche nominata con l’epiteto formulare “braccio bianco”, che è un simbolo di bellezza, ma anche di regalità, poiché le donne di alto rango tendevano a stare in casa ed avere la pelle bianca. Nausicaa non è affatto un personaggio secondario o sussidiario, ma possiede una personalità autonoma ed è dotata di un proprio carattere, verso il quale il poeta è molto rispettoso. Nelle ultime parole di commiato al suo “amato” non chiede nient’altro che essere ricordata, essendo lei il motivo della sua salvezza, perché sa che è l’unico contatto che potrà mai conservare con lui; parole che provocano dispiacere e tenerezza per chi le legge. Odisseo, sebbene il costante amore per Penelope non si spenga mai, prova affetto e gratitudine per la giovane, la quale, come dice nel suo addio, non dimenticherà mai, come d’altronde ogni lettore dell’opera. 

Nel lungo viaggio di Odisseo, però, non appare solo la graziosa fanciulla Nausicaa, bensì, prima di arrivare alla reggia di Alcinoo, il re di Itaca trascorre sette anni presso l’isola di Ogigia, dove vive l’incantevole ninfa Calipso, la quale è una figura completamente opposta a quella della principessa dei Feaci, ma molto significativa, solo per il tempo lunghissimo che fa perdere all’eroe: difatti, agirà in modo contrario a quello di quest’ultima. Calipso è una donna matura, proprio come il sentimento che prova per Odisseo, il quale sentimento porta con sé anche desiderio carnale e non solo la semplice infatuazione platonica come quello, al contrario, della figlia di Alcinoo. La bellissima ninfa abita sull’isola di Ogigia, che, come si intuirà dalle parole che Ermes rivolgerà alla donna, è un luogo meraviglioso (il cosiddetto “locus amoenus”), che trasmette apparente libertà, ma, in verità, è profondamente solitario ed isolato; di conseguenza, non stupisce che Calipso costringa Odisseo a stare insieme a lei per ben sette anni, sia per l’egoismo che l’amore nei confronti di lui porta, sia, probabilmente, per non rimanere sola. La donna non vede, o forse non vuole vedere, come Odisseo soffra molto la lontananza da casa per colpa del suo forte e in parte capriccioso amore che la porta a tenere l’eroe tutto per sé. Calipso lo tratta quasi come un oggetto di appartenenza, invece a Nausicaa importa solo che Odisseo si senta al sicuro e a proprio agio, anche lontano da lei. Un’altra differenza che le contrappone è il fatto che Odisseo dà piena fiducia alla giovane fanciulla, capendo le sue buone intenzioni e il suo animo nobile e ospitale, mentre con la ninfa non adotta lo stesso comportamento ( perché ella lo tiene intrappolato), temendo che possa ingannarla, ragion per cui parla in maniera cauta, cercando di non farla arrabbiare. Anche quando sono gli dei a imporre a Calipso di liberare l’eroe, lei tenta il tutto per tutto: gli dice che in futuro dovrà affrontare molti pericoli e che, rimanendo con lei, diverrebbe immortale. Ma il suo amore, come quello di Nausicaa, è impossibile. Egli rifiuta l’offerta e la ninfa, che fa un po’ pena, accetta il destino di un’esistenza in solitudine sulla sperduta isola. 

La sincerità e la naturalezza rendono Nausicaa, per quanto poco si veda, una figura indimenticabile e molto più ipnotica della misteriosa Calipso e della fatale Circe: ella è una presenza inaspettata, un impalpabile vagheggiamento amoroso. Il poeta delinea così magistralmente il profilo psicologico di un’adolescente e del suo primo amore, che esso risulta realistico tutt’ora. Quando si dice che ”i classici sono immortali”…    

Maria Francesca Battaglia, Beatrice Berardelli, Elena de Rosa
Classe  II A QUADRIENNALE
Articolo inviato dalla Prof.ssa Maria Felicita Mazzuca

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