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UN SIMBOLO POTENTE CAPACE DI PARLARE ANCHE AGLI UOMINI DI OGGI.

 

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In genere si è soliti vedere nello scontro tra Antigone e Creonte il riflesso dell’antitesi tra la famiglia e lo Stato, la cui legge è in aperto conflitto con gli affetti e i doveri familiari.

Nel corso del tempo la critica ha fornito molteplici chiavi di lettura per tentare di interpretare il dualismo tra Antigone e Creonte. Molti studiosi vedono in questo dualismo il riflesso della situazione politica dell’ Atene del V secolo, in cui lo stato, addottrinato dai filosofi, iniziava a fondarsi non più sul culto degli dei (Antigone-->irrazionalità) ma sul lògos, sul ragionamento e il pensiero dell’uomo ( Creonte-->razionalità).

Altri, invece, interpretano questo dualismo in chiave esistenziale e sostengono che, in realtà, le figure di Antigone e Creonte si realizzano pienamente ed autonomamente come personaggi nel momento in cui rompono con la comunità (Creonte non tiene in considerazione i valori della comunità religiosa così come Antigone non accetta le leggi della pòlis). È in questo senso di lacerazione, di frattura che entrambi i personaggi trovano il modo di esistere. C’è poi chi, in maniera più semplicistica, vede opporsi in questo dualismo la religiosità di Antigone e l’irreligiosità di Creonte e chi, invece, sostiene che l’agire di entrambi è legato a motivi profondamente religiosi, facenti capo, però, a due tipi di religiosità differenti: Antigone agisce in funzione della religione della famiglia, mentre Creonte agisce in funzione della religione della pòlis. E dunque, metodologicamente, sarebbe un errore giudicare corretto o scorretto  l’operato di Antigone o quello di Creonte, in quanto l’agire dei due personaggi va valutato in relazione al contesto in cui si compie. Solo ragionando in questa maniera le azioni di entrambi risulteranno essere giuste e sbagliate allo stesso tempo: Antigone, infatti, agisce in maniera coerente alla sua religione, ma trasgredisce le leggi dello Stato, mentre Creonte, al contrario, difende la pòlis, ma non tiene in considerazione i valori della famiglia.

Per tali ragioni Antigone e Creonte vengono in genere considerati due personaggi antitetici, ma se si prova a considerarli in un’ottica più ampia essi non appariranno più come contrapposti, ma come complementari. Antigone rappresenta la religione, gli affetti, i sentimenti; è una ragazza giovane e impulsiva e per questo motivo risulta essere la personificazione della sfera irrazionale dell'esistenza. Creonte, al contrario, si presenta come il difensore delle leggi; è un uomo riflessivo, calcolatore, pragmatico e per questo rappresenta invece la sfera più razionale della realtà. Se si ragiona in questi termini, Antigone e Creonte risulteranno essere le due facce di una stessa medaglia, le due sfere di un’unica, complessa e spesso incomprensibile realtà.

Si arriva così nell’Antigone alla certezza che non esistono certezze, perché la realtà può essere interpretata da punti di vista differenti che difficilmente sono in armonia tra loro. Così facendo Sofocle, nella sua tragedia, non fa altro che portare alla luce uno dei tanti conflitti presenti nella condizione umana, quello tra ragione e sentimento, che, nella tragedia così come nella vita degli uomini, è destinato a rimanere irrisolto. Per questo motivo Sofocle, nella sua opera, non pretende di trovare risposte, ma di far sorgere domande importanti sulle contraddizioni della vita umana.

Il conflitto ragione-sentimento risulta essere oggi più che mai attuale; è giusto, in tempo di emergenza, privare i nostri morti di un degno funerale? Oggi come allora sembra una crudeltà, eppure è necessario farlo non solo per il bene del singolo e della sua famiglia, ma anche per il bene dello Stato, dell’intera comunità di uomini. È difficile fare i conti con le severe restrizioni che ci sono state imposte e la forte limitazione di libertà che abbiamo subito, ma proprio in momenti difficili come questo è necessario aprire la mente ed ampliare i nostri orizzonti per riuscire ad intravedere dopo la crisi una nuova libertà, che per molti avrà un sapore più dolce proprio perché ora ci viene negata.

A differenza di Antigone e Creonte che, rimanendo fermi sulle proprie posizioni e non tentando alcun tipo di mediazione o confronto, decretarono la propria fine, è necessario che noi oggi impariamo a comprendere che nei momenti di difficoltà come questo bisogna adattarsi alle nuove situazioni e mutare il proprio pensiero e le proprie abitudini se si vuole sopravvivere. Sbagliato sarebbe imporre una natura statica alle cose; la realtà è mutevole e per non perire è necessario mutare con essa . Occorre quindi adattarsi a nuove circostanze e a nuovi contesti e rinunciare a quella fissità di pensiero che in un tempo imprecisato, nell’antica Grecia, condusse all’autodistruzione un re anziano con la mente ancorata alla terra e una giovane fanciulla col cuore rivolto al cielo.

CHIARA MALETTA, V E