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Foto di David Francescangeli vincitrice del Concorso del National Geographic 2018.

 

Dopo un insuccesso, una delusione, un grande dolore, la vita riprende. Tu ne riscopri tutta la bellezza e il grande valore e, con rinnovato impegno, zaino in spalla, ti rimetti in cammino.

Non c’è esistenza, anche la più dorata, che ad un certo punto non sia costretta a fare i conti con la realtà, perché le cose non vanno sempre come avremmo sperato e la vita ci chiede di risollevarci dopo un dolore, una malattia, un lutto, la fine di un amore di un’amicizia, la perdita del lavoro.

Questi eventi ci devono far riflettere ma non ci devono fermare e quello che in un primo momento viviamo come una cosa devastante, dobbiamo avere la forza di trasfomarlo in un’opportunità, un nuovo inizio, un punto dal quale ricostruire e ripartire. Questa è una regola  vera ad ogni età, perché non c’è periodo della vita che non valga la pena di vivere. Per non rimanere intrappolati nel pensiero che non ci sia una via d’uscita, bisogna trovare, in un primo momento, la forza di resistere e, solo dopo, il coraggio di reagire. Resistenza e coraggio sono presenti in tutti gli esseri viventi e le difficoltà rappresentano gli stimoli che fanno venir fuori in ciascuno i migliori meccanismi di difesa e le risorse positive innate; non penso, al contrario, come spesso sento dire, che siano le difficoltà a forgiare il carattere. La capacità di andare oltre le difficoltà, la tenacia, l’impegno, l’acquisizione di competenze, la gestione della paura, l’accettazione delle sconfitte rappresentano, per me,  il coraggio. Il coraggio ci permette di non rinunciare a ciò in cui crediamo, ci dà la possibilità di rischiare e, quindi, di scegliere, di affrontare dolori e difficoltà, di non avere rimpianti nel senso di avere la consapevolezza di averci provato e di aver fatto il massimo; questo richiede un grado significativo di consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti. Io credo, però, che non veniamo educati ad essere coraggiosi, ma solo ad essere “sicuri”, nel senso deteriore del termine. Sicurezza intesa in senso negativo vuol dire niente problemi, minimo sforzo massimo rendimento in qualunque modo ottenuto, inganno, sopraffazione, scorciatoie, non consapevolezza di sé. La sicurezza può essere solo uno stato transitorio. Non esiste essere sicuri in eterno, perché la vita è in continua trasformazione, quello che è vero oggi può non esserlo domani e questo anche al di là dei nostri comportamenti: ci possiamo trovare nel momento sbagliato nel posto sbagliato o, al contrario, nel posto giusto al momento giusto e, in un attimo, tutto cambia ed è per questo  che dobbiamo essere pronti ad affrontare la sfida. Il tempo deve servire da palestra per allenarci: è un errore avere la presunzione di pensare che il nostro destino sia segnato nel bene o nel male, che le cose accadano agli altri e mai a noi. Chi siamo per conoscere ciò che accadrà? Noi possiamo solo impegnarci, per dare un senso alle cose che facciamo. Se solo pensiamo alle vite dei grandi uomini, scienziati, artisti come, ad esempio, Maiorana, Caravaggio, Leonardo e tanti altri, sono certamente ricordati per quello che ci hanno lasciato e non per i percorsi tormentati delle loro esistenze: ma sarebbero diventati dei giganti senza quei tormenti? Io credo di no. Commettiamo un grande errore a  pensare che la forza di volontà, l’autodisciplina, il sacrificio siano cose per “gli altri”, perché per noi furbi c’è sempre una scappatoia; prima o poi, la vita ci lancia la sfida e dobbiamo essere attrezzati, per poterla affrontare al meglio delle nostre possibilità.

Io non giudico mai i comportamenti degli altri, di chi sembra soccombere alla vita di chi apparentemente si arrende, perché nessuno può conoscere l’altro intimamente e fino in fondo; io sono critico solo nei confronti di chi non ci prova, di chi non reagisce,  di chi non oppone alcuna resistenza, di chi non prova a mettersi in gioco, di chi non si impegna per cercare di cambiare le cose, di chi non si sforza di vedere una luce. Mi piace paragonare la vita ad una gita in moto, in una giornata di sole con il vento fresco che passa tra i capelli e che ti trasmette un senso piacevole di libertà; ma il centauro deve mettersi alla guida con l’impegno di sapere quando e quanto accellerare o frenare, per scansare le possibili insidie della strada, opponendosi al continuo rischio di cadere con tutte le sue forze e, quando ciò dovesse malauguratamente accadere, deve avere il coraggio di rialzarsi, darsi una ripulita, riparare i danni alla moto e riprendere il cammino senza esitazioni.

Le considerazioni, che malamente ho cercato di condividere in queste poche righe, sono perfettamente sintetizzate dalla foto, sopra riportata,  premiata dal National Geographic come l’immagine più bella del 2018.

La foto è stata scattata da un italiano, David Francescangeli, nel giardino di casa sua a Terni. Il fotografo ha raccontato di averla scattata alle otto del mattino, i primi giorni di Febbraio del 2018, quando sull’Italia era arrivato il Burian, un vento dell'est, che aveva fatto precipitare le temperature. Ricorda di aver visto un gruppo di uccellini e di aver fatto degli scatti all’unico verdone che non era stato trascinato via dal vento. La foto ritrae l’animaletto in primo piano, con gli occhi rovesciati all’indietro in un’espressione di sforzo estremo, mentre la tormenta di neve lo investe senza pietà. Ma lui resiste. È incredibile il contrasto tra le piccole dimensioni del verdone e la violenza della natura; la sua capacità di resistere dovrebbe esserci di insegnamento.

 

                                                                                                                                                              Massimo Lupo,  III A

Articolo inviato dal Prof. Flavio Nimpo

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