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L'OPINIONE DI UNA STUDENTESSA DEL GRUPPO DI LETTURA  LIBER-I

IL BUIO OLTRE LA SIEPE

Cos’è Il buio oltre la siepe? A una prima lettura appare evidente che il tema di fondo sia il razzismo. Eppure, chiunque sia andato oltre il semplice intreccio, comprende che accanto alla discriminazione razziale il romanzo contiene tanto altro. Non credo che l’obiettivo di questa storia siasolo evidenziare i comuni contrasti tra uomini bianchi e di colore.

La vicenda è interamente ambientata in una piccola e periferica cittadina, Maycomb, dove chiunque conosce i segreti della famiglia di fianco e anche di quella in fondo alla strada. Un luogo dove ogni personaggio non viene presentato con il proprio nome, ma con le sue abitudini e i suoi vizi. E poi, in mezzo a tanta ipocrisia e cattiveria, si svolge la vita di due bambini e il loro piccolo amico. ‘Scout’ è la voce narrante che, con gli occhi dell’innocenza, si guarda intorno, esaminando e meditando i comportamenti degli adulti. Jean Louisa odia la scuola, ma ama leggere e spesso viene definita “maschiaccio”. Le donne del paese, tra le quali sua zia, tentano invano di coinvolgerla nell’universo femminile fatto di bambole e vestiti, ma Scout preferisce arrampicarsi sugli alberi e azzuffarsi con gli altri bambini.  Lei e la sua compagnia passano pomeriggi interi a ficcare il naso oltre la siepe di Boo Radley, che costituisce un vero e proprio enigma: chi dice abbia ferito sua madre, chi che esca di notte a spiare dalle finestre, o ancora che mangi gli animali crudi e terrorizzi i bambini…  Un uomo crudele ed una casa infestata da chissà quali misteri, dai quali tenersi alla larga.  Eppure sarà lo stesso Boo Radley a lasciare doni nella cavità di un albero e a salvare la vita dei ragazzini aggrediti a notte fonda.
Situazione speculare per Mrs. Dubose, anziana proprietaria della casa sulla strada, che sbotta contro chiunque osi calpestare il marciapiede davanti al suo recinto o giudicare le sue aiuole. Sempre questa vecchia donna, irascibile e sempre sulla difensiva, si lascia cullare dalla lettura di un buon libro, dimenticando la sofferenza che le causa la sua malattia. “Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede. La signora Dubose ha vinto. È morta come voleva morire, senza essere schiava né degli uomini né delle cose. Era la persona più coraggiosa che io avessi mai conosciuto..”  E non si può non menzionare Tom Robinson, il personaggio chiave del racconto. Incolpato ingiustamente di violenza contro una ragazza bianca (quando le aveva solo offerto, dietro richiesta, il suo aiuto), scagionato da prove ovvie ed evidenti, che viene comunque arrestato ed ucciso in un tentativo di fuga. Il vero “cattivo" invece è il signor Ewell, padre della vittima che, in stato di ebbrezza, approfittava di sua figlia. Avvocato di Tom, Atticus, esce di scena dal processo sotto gli applausi della gente di colore e con i fischi della sua gente, la stessa che il giorno prima gli prometteva doni e favori per risarcire debiti.
Atticus Finch è un uomo rispettabile e paziente, “uguale in casa e per strada”. Egli crede nella giustizia e nel suo potere. Ancora prima di affrontare il processo, sa che perderà la causa, ma decide di portarla avanti ugualmente in quanto Tom Robinson dinanzi alla legge non è un cittadino nero, ma un uomo innocente.
Atticus è un padre presente nella vita dei suoi figli, che ricevono da lui insegnamenti fondamentali attraverso aforismi e dritte che suole dare seduto nella sua veranda. Probabilmente più marginale all’interno della storia,  vive “lontano, vicino al confine” quel “povero diavolo” del signor Raymond. Emarginato dalla società non per il colore della sua pelle, né a causa di menomazioni, ma soltanto per lo stile di vita “anticonformista” per l’epoca. Vive, infatti, con una donna di colore come se fosse la sua compagna e non una serva o amante, e con lei cresce i loro “bambini misti”. Ritenuto da tutti un ubriacone, sarà però lui a farsi beffe di una società che vive ‘nel’ e ‘per’ il pregiudizio.

In conclusione, la frase che può racchiudere il vero senso di questo libro è “Non potrai mai conoscere un uomo veramente finché non ti metti nei suoi panni e non ci vai a spasso”. E’ il pensiero di Scout, ferma per la prima volta nella veranda di Boo Radley che, in tutto quel tempo, li aveva osservati nelle loro buffe usanze. E’ un insegnamento che la bambina promette di tenere a mente così come dovrebbe fare ognuno di noi.

                                                                                                                                 MARIADA D’ALESSANDRO, II C

Articolo inviato dalla Prof.ssa  Adelaide Fongoni

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