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LA FORZA SALVIFICA DELLA LETTURA.

Il libro, scritto da Roberto Vecchioni, narra di una città, abitata da persone che non sanno più parlare, o meglio, che hanno perso le sfumature delle parole. Esse comunicano pronunciando le poche parole necessarie alla sopravvivenza, non facendo più caso e non dando più peso al loro vero significato.

La loro vita trascorre tranquilla, finché nella città non fa il suo arrivo il nuovo libraio.

Si dice che abbia comprato la bottega del sarto e che trascorra tutto il suo tempo chiuso lì a sistemare libri. La questione diventa ancora più strana, quando in giro, per i muri della città, si vedono appesi dei manifesti e locandine di letture letterarie da tenersi ogni sera alle ventuno.

Lo stupore è ancora maggiore, quando, alla richiesta di qualcuno di poter comprare un opuscolo, il libraio risponde di non vendere libri, ma di leggerli. Questo provoca la curiosità della gente, che decide di passare a dare un’occhiata. Dopo la prima sera, però, nessuno si presenta più alle letture e il libraio viene trattato con diffidenza. Molti sono influenzati dal suo aspetto: « l’uomo più brutto che avessi mai visto. Piccolo, storto, incurvato », altri lo scambiano per pazzo.

Di tutte le persone della città l’unica che si interessa alla sua attività è Frullo, il narratore che sta raccontando la storia in flashback. Uscendo di nascosto da casa, egli si intrufola nella libreria e, nascosto tra le pile di libri, si mette ad ascoltare le letture del libraio con cui stabilisce un magico contatto. Allo scoppio di un incendio egli è l’unico che si preoccupi realmente per la sorte dell’uomo e capisce che quella è la fine dell’avventura. Frullo è il personaggio principale e anche il narratore del racconto. È diverso dagli altri abitanti di Selinunte; infatti è il solo che apprezzi il libraio e le sue letture. Si rende conto che le persone stanno perdendo l’abilità di usare le parole e questo porta a un consecutivo appiattimento della vita. I passi scelti dal libraio riescono a regalare emozioni che Frullo riesce a cogliere e da cui rimane incantato come da qualcosa di magico.

 Il libraio è l’altro personaggio importante del racconto: quando arriva in città, viene accolto da tutti con diffidenza e freddezza, perché estraneo e sconosciuto. La sua particolarità consiste nel voler leggere libri e non venderli. Egli ha una funzione fondamentale nel racconto, quella di far ricordare come i sentimenti e le emozioni possano ancora venir espressi con la sensibilità delle parole. Egli, leggendo alcuni tra i passi più belli della letteratura cerca di arrivare al cuore delle persone, sebbene l’unico ancora in grado di comprenderlo sia soltanto Frullo. Il mistero, che avvolge questo strano personaggio, emerge anche dal suo apparire all’improvviso e dal suo scomparire, portando con sé i suoi libri. Il  racconto è ambientato nella città di Selinunte e dalle descrizioni presenti sembra di passare insieme al narratore tra i resti dei templi greci, Il Megaron, la necropoli, ma anche i templi, come quello di Era, davanti al quale il protagonista si sdraia tra i fiori bianchi, per osservarlo in silenzio. Dall’Acropoli, la parte più alta della città, il protagonista discende nelle sue passeggiate fino al mare, davanti al quale si ferma a riflettere. Uno dei luoghi chiusi citati e descritti è la libreria, piccola e affollata di libri accatastati uno sull’altro. Il narratore racconta al presente la vita che lo riguarda e quella dei suoi concittadini. Quello che mette in evidenza è la difficoltà nel comprendersi a causa della perdita dell’uso delle parole e la conseguente tendenza al disinteresse. Egli, però, è l’unico a rendersi conto di questo, come è stato l’unico ad apprezzare la figura del libraio.

Decide di fare un salto indietro nel tempo, utilizzando la tecnica di un flashback, tornando bambino e raccontando quello che l’incontro con il libraio gli ha lasciato, per poterne fare uso nella sua presente e provare a contribuire ad un seppur piccolo miglioramento della vita.

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Il libro permette di riflettere sull’importanza che hanno le parole e di quanto possano incidere sulla nostra vita. Un loro uso inappropriato causa, oltre all’incomprensione tra gli individui, anche una maggior solitudine per l’incapacità di esprimere i propri sentimenti.

La perdita dell’uso delle parole provoca un appiattimento della vita e una generalizzazione su questioni che, invece, andrebbero definite in maniera specifica.

Quello che spera il narratore è il risveglio della città dal torpore e il ritorno di una luce a illuminare le parole giuste con cui esprimersi in maniera adeguata.

In un’epoca digitalizzata come la nostra, in cui l’importanza della parola è totalmente trascurata, questo racconto è riuscito a farmi capire l’importanza dei dettagli e dell’utilizzo di termini appropriati.

                                                                                                                                  Massimo Lupo,  II A

(articolo inviato dal Prof. Flavio Nimpo)