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TEATRO RENDANO: "FORMARE LE COSCIENZE PER RECIDERE LA RETE DELLA VIOLENZA DI GENERE"

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La manifestazione del 25 novembre 2021, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, tenutasi presso il Teatro Alfonso Rendano che adorna Piazza XV Marzo nel territorio di Cosenza, si è proposta di porre un punto fermo alla violenza di genere, educando nuove coscienze critiche al rispetto ed alla condanna di ogni tipo di violenza o sopruso.

All’incontro, promosso dalla Prefettura e patrocinato da diverse associazioni tutte del cosentino, si sono aggiunti anche circa 300 studenti, appartenenti a diversi indirizzi scolastici. In particolare, ad intervenire direttamente, intervallando l’evento con varie esibizioni artistiche sono stati gli alunni del Liceo Classico Bernardino Telesio  e quelli del Liceo musicale e coreutico  Lucrezia della Valle

L’evento si è aperto con un elenco terribile: ogni giorno, in Italia, ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell’ex partner. Questi sono i dati aggiornati che emergono dal report del servizio analisi della Polizia Criminale e sono anche i numeri ricordati dal moderatore dell’evento, Fabio Vincenzi, per dare man forte a tutte le vittime uccise da un amore non sano: se non ci arrivano le loro voci, forse numeri e percentuali riescono a scuotere il nostro sentire. 

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A prendere la parola è stata poi la dott.ssa Vittoria Ciaramella, Prefetto di Cosenza che ha definito la brutalità contro le donne come “una piaga che l’umanità non è ancora riuscita a sanare”. In rappresentanza delle Istituzioni, il Prefetto si è rivolto con particolare premura ai giovani in sala, per una testimonianza d’impegno che fugga dalla trita retorica e si condensi in un’azione educativa che parta proprio dai banchi di scuola. L’attenzione del discorso si è poi spostata sull’agire concreto da parte delle Istituzioni pubbliche, garanti della salvaguardia dei cittadini. “Dobbiamo educare i giovani al dialogo ed al rispetto. L'aspetto culturale - ha continuato il Prefetto - è quello di maggiore rilievo. Questo è un problema che ci riguarda tutti e che va affrontato con collaborazioni e sinergie stabili e strutturate tra istituzioni e con la capacità di fornire adeguate risposte alle vittime ed ai loro bisogni”. Procedendo in questa direzione, la Provincia di Cosenza già lo scorso marzo ha aderito al Protocollo Codice Viola per la “Promozione di strategie condivise, finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza in provincia di Cosenza”. Secondo il protocollo del Codice Viola, infatti, il Pronto soccorso garantirebbe un primo intervento di sostegno psicologico e sociale, fornito da figure professionali specializzate. La presa in carico di una persona che ha subito violenza prevedrebbe, inoltre, tutta una serie di accorgimenti essenziali rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili, alla contraccezione d’emergenza ed all’avviamento di un eventuale percorso che vada oltre l’intervento emergenziale. Di fondamentale importanza, in questo ambito, è la rete territoriale che potrebbe offrire servizi di tipo legale, psicologico e sociale. A Cosenza, nello specifico, il Centro antiviolenza Roberta Lanzino rappresenta un punto di riferimento per quanto riguarda il percorso di sostegno all’autodeterminazione delle vittime. L’intero progetto era già stato sorprendentemente pianificato e avviato. La Regione Calabria, infatti, in applicazione del par.4 D.L. n 93/2013 (Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere) ha finanziato nel 2018 il progetto promosso dal Centro antiviolenza Roberta Lanzino Affrontiamola insieme, fornendo un corso formativo per l’intero apparato sanitario. Ancora più sorprendentemente, però, dopo il completamento del corso di formazione, il Codice Viola non è mai stato implementato dall’Azienda e le persone che subiscono atti di violenza di genere non ne hanno tratto, di fatto, alcun beneficio. 

L’augurio di noi studenti, in veste di cittadini attivi, è che si possa veramente procedere nella direzione giusta. L’arte e la cultura possono avere un ruolo importante nella lotta contro la disparità e la violenza di genere per questa ragione gli alunni del Liceo Telesio e del liceo Lucrezia della Valle ci hanno raccontato come la loro arte possa sensibilizzare su queste delicate tematiche, prendendo parte così, alla costruzione di una società più equa e paritaria. Particolarmente intensi sono stati gli interventi teatrali portati in scena dai ragazzi del Liceo Telesio, con la regia del prof Antonello Lombardo e la collaborazione dei professori  Silvana Gallucci e Flavio Nimpo. Gli atti teatrali prendevano le mosse dalle storie realmente accadute tratte dal libro Chi sono gli Angeli, a cura della dr.ssa Patrizia Nicotera, responsabile del Centro Ascolto Donne e Minori ASP Cosenza. 

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Portare in scena il lento ma costante dilaniamento psicologico e fisico della donna, vittima di continui abusi da parte della famiglia e del partner prescelto, ha trasmesso al pubblico in sala un pathos capace di abbattere  la quarta parete. Le parole sono penetrate nel cuore dei presenti, imponendo una cruda ma necessaria riflessione su quello che è un morbo che ci accompagna da troppo tempo, un’erbaccia che grazie al prezioso intervento di tutti potrà e dovrà essere sradicata. Al centro del palco una panchina rossa a ricordarci perché ci trovassimo lì e simbolo della lotta ineludibile contro la violenza sulle donne. 

Gli allievi del Liceo musicale e coreutico Lucrezia della Valle hanno contribuito alla riflessione sulle angherie di cui molte donne nel mondo restano ancora vittime commuovendo la platea sulle note del grande Maestro Ennio Morricone e suggellando la giornata con il glorioso testo di Whitney Houston I Will Always Love You, la cui interpretazione ha incantato tutti i presenti in sala. 

La violenza, sia questa disposizione emotiva o cieca follia, affonda i suoi denti aguzzi nel dolore e nell’angoscia delle sue vittime e sazia le sue fauci col sangue degli innocenti: “Non chiamate amore quello malato” è la condanna sentenziata da Papa Francesco, che funge fra l’altro da motivo principale dalla Manifestazione tenutasi. La gabbia della paura e della frustrazione è difficile da scardinare, ma è necessario riuscire a trovare il coraggio di denunciare, di uscire dalla rete di soprusi. A ciò mirava l’importante messaggio lanciato in chiusura da una testimone di violenza, da una donna che è riuscita a trovare la forza di denunciare e che ha lanciato un importante grido di speranza che, grazie all’intervista di Attilio Sabato, direttore del network televisivo Teleuropa è riuscita a superare supera i confini della platea.

A commuovere i cuori ha contribuito, ancora, la tenera interpretazione di due piccoli telesiani, appartenenti alla scuola primaria del Convitto, che hanno declamato alcuni versi di Shakespeare contenenti una profonda condanna verso la violenza di genere. Nel ventre della manifestazione nasce, dunque, un germe destinato a diffondersi in ogni meandro della nostra società: combattere la violenza è compito di tutta l’umanità. 

In piedi, Signori, davanti ad una donna!

Sara Martino, V E