testata grande2

"QUANDO ATTERRAI NELLA REPUBBLICA DELLA COSCIENZA/ C'ERA TANTO SILENZIO..."

Heaney immagine

Questo l’inizio della poesia “La repubblica della Coscienza”, dell’irlandese Seamus Heaney, scritta nel 1985, per celebrare la giornata internazionale dei diritti umani. Il poeta immagina di approdare in un altro mondo, virtuale, molto diverso dal nostro. In questa dimensione parallela vi è un’unica e grandissima repubblica.

Qui ogni cittadino è uguale a tutti gli altri, non servono carte d’identità o altri  tipi di documenti scritti che attestino la provenienza o lo status sociale dell’individuo. Gli abitanti di questo strano mondo hanno piena libertà di spostarsi ovunque desiderino, senza alcun controllo o restrizione. L’unica regola è quella di dire sempre e comunque la verità, essere onesti con gli altri e con se stessi. Il componimento poetico ha alla base della sua dimensione e ideologia un’idea diversa rispetto a quella che lega profondamente ogni cittadino alla propria nazione. In questo universo parallelo, infatti, non esistono le nazioni, i continenti e quindi i vantaggi sociali o economici di alcuni abitanti, a dispetto di altri, e la burocrazia e le leggi sono meno rigide e più comprensive, anche grazie all’agire onesto e altruista dei potenti guidati, dalla propria coscienza, ad operare in favore del bene e del prossimo. In un certo senso questa visione della realtà è opposta a quello che accade nel mondo ai nostri giorni. Basti pensare solamente che, a causa di guerre e conflitti tra popolazioni, migliaia di persone scappano dalle proprie terre e dalla propria vita, per cercare una speranza di futuro migliore in altri paesi europei. Guidate dalla disperazione, si affidano a mercanti avidi e senza scrupoli a cui importa solo il denaro. Il mondo, come uno spettatore al cinema, negli anni, ha potuto osservare con paurosa indifferenza la brutalità di foto che, mute, ritraggono decine di corpi senza vita di bambini abbandonati sulle spiagge... Vite non vissute, famiglie distrutte, sogni e ambizioni crollati, pianti pieni di dolore e di disperazione, sangue sotto le macerie… e per cosa? Per colori di pelle differenti, per diverse religioni, per opinioni politiche non condivise. A causa della cecità dell’uomo l’uguaglianza sta diventando sempre di più concetto astratto e irraggiungibile. Tale valore è stato promosso e sostenuto in passato da alcune famose figure, come Martin Luther King, pastore della chiesa battista e capo della lotta non violenta a favore dei diritti civili degli afroamericani. Nel suo famosissimo discorso, “I have a dream”, egli immagina un futuro ideale in cui le persone di colore avranno pieni diritti civili. Poter salire sugli stessi autobus dei bianchi, usufruire degli stessi motel, essere trattati  equamente dalla polizia, avere diritto di voto sono solo alcuni dei tanti sogni che l’autore spera che diventino realtà per le future generazioni. Per raggiungere questi obiettivi e per ottenere giustizia, il popolo dovrà, però, continuare a lottare senza farsi sopraffare dalla disperazione e dallo sconforto. Secondo Martin Luther King arriverà, infatti, un giorno in cui i suoi figli verranno giudicati non per il colore della pelle ma per l’essenza della loro personalità ed umanità. “...Prima di tutto l’uomo” quindi… Questo il concetto chiave ripetuto più volte anche nella poesia “Non vivere su questa terra come un inquilino”, di Nazim Hikmet. Secondo la sua visione è necessario, infatti, anteporre a tutto l’uomo, prendersene cura, amarlo e goderne. Bisogna vivere in questo mondo con attenzione e responsabilità verso il prossimo, preferendo gli interessi e il bene altrui a quelli propri.  “Se io potrò impedire/ a un cuore di spezzarsi/ non avrò vissuto invano”... Questa stessa idea di altruismo diventa vocazione nella poesia “Non avrò vissuto invano”, di Emily Dickinson. Pochi versi in cui l’autrice, con semplicità, sottolinea come una vita sia degna di essere vissuta solo quando ne salva un’altra.  E, ancora una volta, viene in mente una foto...quella di una bimba che, nel terrore della scena a cui sta assistendo, sente il dovere di coprire con la mano gli occhi della sua bambola per proteggerla dal mondo esterno. 

BAMBINA

 

Dove sono gli adulti? Cosa fanno? Il silenzio apparente di questa toccante immagine vale molto di più delle  molte inutili parole che i potenti hanno proferito su questo argomento.  “Tra dire e fare vi è di mezzo il mare”…

                                                                                                                                  Simone Picarelli, II E

Articolo inviato dal prof. Flavio Nimpo

Utilizzo dei cookie

Questo sito utilizza cookie di tipo tecnico, per cui le informazioni raccolte non saranno utilizzate per finalità commerciali nè comunicate a terze parti.
Potrebbero essere presenti collegamenti esterni (esempio social, youtube, maps) per le cui policy si rimanda ai portali collegati, in quanto tali cookie non vengono trattati da questo sito.