UNA REALTÀ DA PORTARE SOTTO I RIFLETTORI
 
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Nel 1990 lo Yemen del Nord e lo Yemen del Sud formarono un unico Stato capeggiato da Ali Abdullah Saleh. Nel 2012 la parte meridionale del Paese ha però dato inizio a numerose rivolte, che hanno destabilizzato gli equilibri di molti paesi islamici. Il Presidente Saleh, dopo aver annunciato le sue dimissioni, ha ceduto il potere al suo vice: Abdrabbuh Mansour Hadi, che inizialmente aveva il solo compito di guidare il popolo yemenita per due anni, fino alle nuove elezioni.
Il timore che le votazioni potessero essere solo un’utopia e che quindi il regime di Hadi avrebbe potuto prolungarsi per anni, ha portato nel 2015 allo scoppio di una guerra civile nello Yemen. Il Presidente Hadi è stato vittima di molteplici attacchi da parte delle forze militari che sostenevano Saleh. Il gruppo armato sciita degli Huthi, proveniente dal Nord del paese, ha poi conquistato la capitale San’a, costringendo Hadi alle dimissioni. Quest’ultimo si rifugiò a Sud del Paese, ad Aden, che fu etichettata come seconda capitale dello Yemen.
Lo scenario della Repubblica yemenita era il seguente: a nord gli sciiti con il governo di Saleh a San’a, mentre a sud, nella città di Aden, il Presidente spodestato Hadi, l’unico riconosciuto dall’Occidente e dalle Nazioni Unite. Al-Qua-ida e l’Isis hanno approfittato degli squilibri politici dello Yemen per manifestare la loro presenza con attentati contro gli sciiti di San’a. Ciòha permesso loro di prendere il controllo di numerosi territori yemeniti.
Nel marzo 2015 i paesi sunniti, comprendenti anche Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bouhrain e Qatar, si sono coalizzati insieme all’Arabia Saudita sunnita, che è diventata capo di questa alleanza. Da qui, tramite questa lega araba, sono scaturiti massicci bombardamenti nelle aree dello Yemen controllate a nord dai ribelli Huthi.
L’Arabia Saudita ancora oggi giustifica i suoi interventi in questa guerra civile affermando che l’Iran, che nega ogni accusa, sostiene gli Huthi con armi e supporto logistico.
Questo conflitto può essere letto come un vero e proprio scontro tra sciiti e sunniti. 
L’ex Presidente Saleh, non riuscendo a gestire il caos provocato dai vari scontri, cercò invano rifugio oltre il confine. Fu catturato e ucciso da color che fino a poco tempo prima erano i suoi alleati.
I disagi causati da questa guerra civile ancora in atto, si ripercuotono da sempre  sulla popolazione. I bombardamenti sono in costante aumento e aggravano le condizioni umanitarie. Di recente si sono verificati scontri tra lealisti e ribelli: 142 morti fra i militari dei due schieramenti e 7 vittime tra i civili.
È importante sottolineare che la causa di una buona parte dei decessi è dovuta alla mancanza di cibo (lo Yemen è lo Stato più povero del Medio Oriente) e alla diffusione della difterite e del colera. Questa malattia nella Repubblica yemenita ha registrato finora 500.000 contagiati e 2.000 decessi.  L’OMS nel gennaio 2021 ha dichiarato 2.123 casi, 616 morti causati dal covid-19. Come si può pensare che le strutture ospedaliere siano in grado di gestire situazioni sanitarie del genere, se spesso sono proprio loro vittime dei bombardamenti decretati dall’Arabia Saudita? Le Nazioni Unite rimangono indifferenti a questa realtà, non agiscono.
Non destano interesse neanche per fenomeni come la Strage dei bambini, che di recente ha provocato 43 morti e 60 feriti su un autobus diretto al mercato che si svolgeva a Nord del Paese.  Le condizioni della popolazione dello Yemen stanno precipitando rapidamente. Il Paese rischia la carestia e il collasso economico.
Le organizzazioni mondiali devono agire! Nel frattempo è necessario portare sotto i riflettori questa cruda realtà affinché diventi una questione di livello mondiale.                                                                                       
                                                                                                                                      Marianna Crocco, 2B EUR