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QUANDO I QUADRI INCONTRANO LE DONNE 

La pittura è l’arte del non dire, del tacere con le parole e gridare con gli occhi, ed è questo il punto di incontro col tema della giornata del 25 novembre come del 7 marzo. In uno sguardo, come in un quadro, sono racchiusi più di mille racconti, testi, libri e trattati.

Sfogliando le “pagine” del web qualche quadro ha catturato la mia attenzione tenendosela ben stretta.

 

La venere sofferente - autore anonimo 

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Venere

qui non è più come la ricordiamo, non è beata nella pace e nella perfezione come l’ha raffigurata Botticelli. Non guarda più verso di noi, anzi ha paura di reggere lo sguardo avversario.  Notiamo lividi sull’occhio che quasi si nascondono tra i ricci. 

Ciò che salta subito all’occhio è il rosso del sangue che scende dal naso: è al centro del quadro e della scena, con questo rosso che non sembra appartenerle: è una tonalità ben lontana dal rosso dei capelli. Sulla spalla destra una piuma sta per toccarla, ma non lo farà mai; sta cadendo, sembra sfiorare la pelle di porcellana della dea, ma mai arriverà a toccarla: infatti una donna non deve essere sfiorata neanche con una piuma, figuriamoci dalla mano dell’uomo. 

Ogni elemento del quadro è una metafora alle vicende che pullulano i nostri notiziari. La metafora principale è la scelta di prendere come soggetto una dea: vuole appunto simboleggiare quanto divina sia la donna; creatura mistica ed eterna che riscalda da secoli le tele e i libri di ogni autore, la musa per eccellenza.

 

No alla violenza sulle donne - LINO BALDASSA

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Qui il soggetto non solo guarda verso di noi, ma sembra scrutare il nostro animo mettendoci in soggezione. La ragazza è stremata, esausta. Sembra volersi nascondere, sembra voler affondare nell’oscurità, ritirarsi per sempre nel buio della sua società; proprio come la sua gamba destra si nasconde da noi. 

Una creatura pura come la donna, è perfetta anche nel dolore, nella paura, ma questa perfezione è rovinata dalle mani dell’uomo le cui unghie graffiano il quadro. Un gesto non familiare alla natura umana. Di solito il segno delle unghie sulle pareti o sugli oggetti lo trovavamo nelle caverne degli uomini primitivi, oppure dopo un attacco di un orso, ma mai ci viene in mente di associare quei graffi alla mano di un uomo. Purtroppo la realtà ci insegna che più l’uomo cresce nei secoli, più la sua mente torna indietro di centinaia di migliaia di anni (fino all’età dei cavernicoli).

Oltre i quadri - la nudità

L’analisi dei quadri mi ha indotto a focalizzare l’attenzione su un aspetto molto delicato e altrettanto importante di questa tematica: la nudità. 

Gli uomini ritengono giusto pensare che ciò che una donna indossa determina il suo consenso  ai rapporti sessuali. Ergo, più corti sono vestiti, più il desiderio sessuale sarebbe  alto: è il pensiero di una mente malata. Ciò che indosso non mi rende automaticamente consenziente ad avere rapporti sessuali o ancora non rende una donna meno rispettabile a seconda di quanta pelle mostra.

Purtroppo anche la scuola è teatro di manifestazioni maschiliste. E’ noto infatti il caso della preside romana (purtroppo non l’unica)

Durante un’assemblea, infatti, il Preside ha invitato gli studenti ad usare un abbigliamento adatto alla scuola: ai ragazzi ha detto di non indossare pantaloni che arrivano al ginocchio in quanto non sono consoni all’ambiente scolastico; e con un ragionamento diverso, ha invitato le ragazze a non indossare gonne fino al ginocchio perché altrimenti: “i professori e i ragazzi si distraggono”

Un tale ragionamento porta ad una discriminazione di genere. Tutti devono indossare un abbigliamento consono al luogo ma solo in questa chiave di lettura, deve essere valutato l’abbigliamento dei ragazzi senza alcun riferimento ad aspetti sessuali. 

Quello che bisogna cambiare è la matrice maschilista che è radicata nella nostra società e che porta ad avere atteggiamenti diversi a seconda del genere, evitando accezioni discriminatori e sessiste nei confronti delle ragazze e al contrario indulgenti e compiacenti nei confronti dei ragazzi.

Un ulteriore esempio lo troviamo anche su internet: basta infatti digitare su Google due termini  “scolaretto” e “scolaretta” per trovarsi di fronte a due risultati completamente diversi.

Nel primo caso infatti, appaiono soltanto delicate immagini di bimbi di ogni epoca con grembiuli e zainetti. Lo stesso termine, declinato al femminile, riporta soltanto immagini sessualizzate di giovani ragazze.

Irene Palma, IV B 

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