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SIMONE CATIZONE SENTE IL BISOGNO DI SCRIVERE AL CAPO DELLO STATO IN MERITO ALLA NOSTRA CALABRIA.

IL QUIRINALE RISPONDE.

 

CARO  PRESIDENTE, LE SCRIVO...

                                                          Cosenza, 31/ 12/ 2020

Egregio Presidente della Repubblica,

la lettera che ora ha tra le mani e sta leggendo è stata scritta da un suo giovane connazionale - di Cosenza per la precisione, terra di Calabria - a cui farebbe davvero piacere confidarLe qualche parola carta e penna alla mano, alla maniera di una volta. Mi chiamo Simone Daniele Catizone, ho diciotto anni e questo che con fatica sto affrontando è il mio ultimo anno di liceo...  come molti coetanei avrei preferito (e credo meritato) viverlo diversamente.

Sta per concludersi un 2020 pieno di sofferenze, sacrifici e momenti tristi per tutti, con una pandemia ancora in corso che ha sconvolto interamente il nostro stile di vita e ci ha privato di quelle amate libertà garantite e difese dalla Costituzione. Tuttavia, in quest'anno più che mai, ho imparato ad apprezzare le piccole cose, la famiglia, gli amici, le gioie semplici e autentiche, la vita in sé, ogni singolo attimo bello o brutto di cui sostanzia, troppo spesso da noi giovani vissuto con leggerezza. Soprattutto ho imparato ad amare di più la mia terra, la Calabria, e ho lanciato una grande sfida a me stesso: impegnarmi con tutte le mie forze per migliorarla e valorizzarla.

Comincio da qui, comincio da Lei: voglio presentargliela con gli occhi di un ragazzo, sognatori come esige l'età, lucidi come impone l'ambizione appena rivelata.

Spesso si parla della mia regione negativamente, con sufficienza e pressappochismo, con un certo, direi, anche disprezzo, come se, per destino o posizione geografica, avesse a prescindere qualcosa in meno rispetto alle altre. Come se in Italia e per l'Italia non contasse e non valesse niente. E questo giudizio affrettato e ingiusto deriva da una serie di fattori di cui anche Lei è a conoscenza. La Calabria non eccelle per la sua organizzazione politico-amministrativa, non ha un sistema sanitario adeguato (come purtroppo fatti recenti comprovano), non ha una rete stradale efficiente; l'economia stagna, il lavoro manca, troppe scuole cadono a pezzi e finanche il turismo, potenzialmente risorsa che sola potrebbe arricchirci, non è sostenuto da competenza e servizi. Con poche pennellate si dipinge il quadro di regione più povera del Paese che assume tinte ancora più fosche se si pensa alla presenza diffusa sul territorio di cosche delinquenziali, peggio a quella gente di malaffare spesso infiltrata o collusa con rappresentanti di cariche istituzionali, zavorra dello sviluppo di questo territorio. La punta dello stivale diventa così un posto da evitare o da cui fuggire con l'amaro in bocca per garantirsi il futuro che questa terra non può offrire. Eppure... sepolta sotto queste macerie c'è un'altra Calabria, quella vera, che ci racconta una storia ricca di fascino e bellezza, di ingegno, arte, cultura.

La Calabria è stata la perla della Magna Grecia, con poleis importanti e centri del sapere,  popolata da gente semplice e operosa. Città importanti costellavano le rive del mar Ionio, come Locri, Crotone e Sibari, di cui si diceva che gli abitanti vivessero come nobili e che i cavalli danzassero al suono dei flauti. Ancor prima che l'astro di Roma conquistasse il mondo conosciuto, a Cosenza, capitale dei Bruzi, si innalzavano templi solenni, si studiavano matematica e filosofia e si viveva in modo raffinato e Reggio era uno degli approdi dei traffici commerciali dell'intero Mediterraneo. Tradizione vuole che nella Locride sia nato Erodoto, il fondatore della storiografia che sa analizzare gli eventi da diverse prospettive. Sempre in epoca classica i Bronzi di Riace, dopo essere stati forgiati e forse già pronti ad entrare nella collezione di qualche mecenate, finirono sul fondo del Tirreno in attesa di venire riportati alla luce, non molto lontani dallo Stretto di Messina, secondo il mito presidiato dai mostri Scilla (oggi località) e Cariddi.

Conquistata dai Romani dopo essersi schierata coi Cartaginesi, la Calabria o Brutium, come veniva chiamato, finì sotto l'egida della repubblica e della "domina provinciarum" Italia. Dovrà passare un po' di tempo affinchè diventi terra da valorizzare e non solo di conquista; quanti popoli ne calpestarono il suolo! Dagli Arabi ai Normanni, dai Bizantini, che inglobarono tutto il Meridione nel loro impero successore di quello Romano, agli Angioini, agli Aragonesi. Come è ovvio, ognuno di essi ha lasciato la sua impronta, marchio e dono di un passato straordinario.

Pensi, egregio Presidente, alle fortificazioni erette per far fronte alle invasioni da Oriente (e un esempio per tutti si trova ad Amantea o, come si chiamava in origine, Al Mantia, "la fortezza" appunto), a quel re normanno, Ruggiero II, che aveva stabilito la sede principale del suo regno proprio qui, in Calabria, a San Marco Argentano. Federico II (sì, lui in persona, lo stupor mundi) considerava Cosenza la sua terza città preferita tanto da presenziare alla consacrazione del Duomo cittadino nel 1222 e trascorrere le estati nel castello che ancora oggi troneggia sulla sommità del colle Pancrazio. E intanto si scrivevano due opere importantissime: il Codex Purpureus Rossanensis e il Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore.

Già partendo dalla mia Cosenza, l'Atene della Calabria, addentrandosi nel centro storico, si troverà in un dedalo delle meraviglie dove oltre al Duomo potrà ammirare edifici rinascimentali e settecenteschi di cui molti cosentini ignorano l'esistenza. Anima della città vecchia, Piazza XV Marzo non è molto grande, ma al centro troneggia la statua del cosentino più famoso, filosofo acuto e amante della cultura studiato più all'estero che qui: Bernardino Telesio. A lui sono intitolati il liceo classico cittadino, che mi pregio di frequentare, il caffè più famoso del centro storico e altri istituti fuori città. Questo grande è l'iniziatore di un nuovo modo di fare filosofia, basato sulle teorie del pampsichismo e dei principi che muovono la realtà, ed è il fondatore della Biblioteca telesiana, ricettacolo di giovani menti che ambivano a impossessarsi della sapienza. Se vuole incontrare l'altro suo "collega" dovrà scendere fino alla punta dello stivale per arrivare alla città natale di Stilo, dal nome classicheggiante (vuol dire infatti "colonna"), adagiata sulle colline ioniche e sede di quell'edificio greco-arabo che non si può sottacere, la Cattolica. Sto parlando di fra' Tommaso Campanella, anche lui omaggiato dai suoi concittadini con un pregevole monumento davanti ad una chiesetta barocca, autore del trattato utopistico "La città del Sole", moderno e innovativo.

Dopo il Rinascimento la Calabria diventa di nuovo protagonista nell'Ottocento, tra moti e rivoluzioni che nel frattempo sconvolgono l'Europa. Illustri personaggi giungono qui: Gioacchino Murat, generale di Napoleone, finisce i suoi giorni nel castello di Pizzo, oggi museo; i fratelli Bandiera vengono fucilati a Cosenza e traslati nel Duomo; Garibaldi parte dallo Stretto di Messina e attraversa l'intera regione. Sotto il Regno d'Italia la Calabria vive però una fase di impoverimento e caduta perchè come tutto il Meridione è vista come terra da sfruttare, non da valorizzare. La letteratura, ancor più la storiografia, dell'epoca ci consegnano pagine inequivocabili sulla rapida scomparsa di industrie fiorenti nel nostro territorio e la contemporanea ascesa di un fenomeno da cui si origineranno molti mali: il brigantaggio. Poi la questione meridionale, la fame, l'emigrazione, la sopraffazione dei deboli, la profonda ingiustizia sociale, l'analfabetismo, la miseria e la conseguente arretratezza hanno fatto il resto.

E qui torniamo al punto di partenza. Com'è la Calabria oggi?

Abbiamo il mare, la montagna, i borghi antichi, le città moderne, tradizioni che non muoiono mai, folklore vivace, cultura e anima mediterranea. Qui si possono provare le esperienze più diverse, assaggiare sapori unici, vivere momenti meravigliosi. La nostra è un'ospitalità atavica, accogliamo senza riserve, stiamo bene in compagnia e nutriamo un intenso amore per la vita. La Sila, l'Aspromonte ed il Pollino, nostri fiori all'occhiello, si tingono dei colori più belli a seconda della stagione ed offrono, oltre che cibo abbondante e natura incontaminata, paesaggi nordici che fanno dimenticare che ci si trova nel Sud Italia. Le nostre lunghissime coste, fatte di rocce, di ciottoli, di sabbia, sono teatro di estati di pienoni e festini illuminate da tramonti mozzafiato, annoverano posti come Tropea, Diamante, Reggio di Calabria, Capo Colonna e Vaticano e Squillace coperti da un velo di edenicità. Tra natura, storia, arte, luoghi sacri e modernità, la Calabria ora vuole incamminarsi verso il futuro con un altro passo e tra i calabresi c'è chi come me ha voglia di vederla splendere come merita.

E' la prima volta che scrivo ad un protagonista della vita politica del mio Paese e, tra i protagonisti, ho scelto Lei. Non a caso ho scelto di farlo ora, l'ultimo giorno dell'anno. Il momento è arrivato: quest'anno che comincia dovrà finalmente avviare il riscatto e la rinascita della mia terra. Mi aiuti, caro Presidente, come può e sa fare, aiuti tutti i calabresi per troppo tempo ignorati, sottovalutati se non disprezzati. Ci dia la possibilità di mostrare a tutti il valore, la bellezza di questo luogo, quale gente genuina e generosa lo abita. Venga nella mia città, venga a trovarci, riceverà un'accoglienza entusiasta, potrà vedere con i suoi occhi quello di cui Le sto parlando, fare grandi cose con noi. A nome di tutti i giovani della mia terra, io La invito e La aspetto.

Confido in Lei, nella persona perbene che ho imparato a conoscere dai media. Tra poco mi siederò davanti alla tv per ascoltarla ancora una volta, per sentire il messaggio di fine anno pacato e incoraggiante che rivolge agli italiani. So che anche Lei ascolterà il mio appello, troverà il modo di tendere una mano a noi calabresi e alla Calabria. Grazie per la bella figura con cui rappresenta l'Italia nel mondo. Grazie per la fiducia che in questo panorama politico deprimente ispira ancora alle giovani menti come la mia.

Attendo con trepidazione la Sua risposta.  

La saluto con tutto l'ardore della mia terra, della mia età e delle mie idee.

Buon 2021, signor Presidente!

 SIMONE CATIZONE, classe V E

Catizone