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 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

Costituzione italiana, articolo 21

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Quella che era partita come un’indagine per l’omicidio di Giulio Regeni, torturato dal 25 Gennaio al 6 Febbraio 2016 e ucciso dai Servizi Segreti Egiziani, si è trasformata in una tormentosa lotta “cittadini contro Stato”:  cittadini italiani, come gli stessi genitori di Giulio, che ormai si battono da anni per conoscere la verità sull’omicidio del figlio;

studenti dell’università di Bologna, colleghi e amici di Patrick Zaki, un giovane attivista politico dei diritti civili di cittadinanza egiziana, tenuto prigioniero nel carcere di Tora dal 7 Febbraio 2019, per il crimine di dire la sua opinione e battersi per la giustizia; cittadini egiziani che tutti i giorni vivono nel terrore del regime, della polizia, dei servizi segreti, in una realtà dove scattare una foto, postare un video, scrivere un articolo possono costare sevizie, torture, e, troppo spesso, la vita. Il pensiero va a Basma Mostafa, giornalista, prelevata di nascosto e arrestata con l’accusa di unione ad un gruppo terroristico e promulgazione di notizie false; a Ezzat Ghoniem, avvocato per i diritti civili, prelevato di nascosto e arrestato con l’accusa di diffamazione dello Stato e appartenenza ad un gruppo illegale; a Mohammed Abou Zei, fotografo, arrestato con l’accusa di adesione ad un’organizzazione criminale, ‘partecipazione ad un raduno a scopo di intimidazione, per creare terrore e mettere a rischio vite umane’ e resistenza ad un pubblico ufficiale; e a tanti altri giornalisti, avvocati, reporter, uomini. La dittatura di Al Sisi è ben nota al Governo Italiano ormai da anni, e nonostante la negazione dei diritti umani, la censura tramite minacce di violenza (secondo il Commettee to protect journalists è il secondo Stato al mondo con più giornalisti in carcere), la brutalità della polizia, le sparizioni e le condanne a morte senza processo, le torture e la generale, spietata oppressione del popolo egiziano, lo Stato Italiano continua a vendere armi e articoli bellici per milioni di euro. L’ultima vendita di una fregata Remm da Roma a Il Cairo è avvenuta il 23 Dicembre 2020. A darne la notizia è la Rete Italiana Pace e Disarmo, secondo cui l’azienda Fincantieri ha consegnato agli ufficiali della Marina Militare Egiziana ‘presso i cantieri del Muggiano, a La Spezia, la fregata multiruolo ‘Spartaco Schergat’, ora ribattezzata ‘Al Galala’.’ Nessuna cerimonia né comunicato pubblico per la vendita della fragata Fremm all’Egitto (le trattazioni per una seconda fregata gemella sono tuttora in corso), con l’aggiunta di oltre 20 pattugliatori d’altura, 24 caccia Eurofighter Typhoon e 20 velivoli da addestramento M346 e un satellite di osservazione. 

L’assenza di un comunicato pubblico e il mancato tentativo di tenere nascosta la consegna e la successiva partenza alla volta dell’Egitto durante il periodo Natalizio, testimoniano l’avvilente imbarazzo del Governo Italiano nell’intera gestione di questa faccenda. Pertanto se da una parte abbiamo i passi in avanti fatti della procura di Roma, che il 12 Dicembre ha concluso l’inchiesta sull’omicidio di Giulio, emanando quattro avvisi di chiusura dell’indagine per altrettanti appartenenti ai Servizi Segreti del Cairo, e il duro lavoro degli avvocati di Patrick Zaki, che in seguito all’ultima udienza svoltasi domenica 17 Gennaio, hanno comunicato un rinnovo della custodia cautelare delragazzo di altri 15 giorni; dall’altra parte invece ci ritroviamo davanti ad un Governo ipocrita, machiavellico e debole, che venderebbe la giustizia al Diavolo, se pagasse bene. 

Nel frattempo l’ambasciatore italiano a Il Cairo non è stato ancora richiamato, la legge 185 del 1990, che vieta la vendita di armi a paesi che sono responsabili di gravi volazioni dei diritti umani, è stata ignorata e niente è cambiato. Non è una lotta Stato contro Stato, repubblica contro dittatura, libertà contro oppressione. È una lotta di avvocati, giornalisti, universitari, genitori, amici, cittadini che si avvalgono dell’unico potere che hanno, la parola, contro strutture che vivono di denaro e guerra, coscienti ma non curanti del dolore, delle urla, dei pianti di uomini oppressi, privati della loro libertà. E cos’è un uomo senza libertà? Chiedetelo ai 60mila prigionieri politici a Il Cairo, chiedetelo agli ‘scomparsi’, ai ‘nascosti’, ai ‘dimenticati’ egiziani. Perché un uomo privato della libertà non è un uomo. E lo Stato lo permette.

                                                                                                                                    GIULIA CERZA, V B

Articolo inviato dalla Prof.ssa Antonella Ventura

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